A Baggiovara primi due prelievi di cuore da donatore a cuore non battente
Un passo avanti nella medicina grazie a tecnologia avanzata e collaborazione interospedaliera

Nelle scorse settimane all’Ospedale Civile di Baggiovara di Modena sono stati svolti i primi prelievi di cuore da donatore a cuore fermo.
Primi due prelievi di cuore da donatore a cuore non battente
MODENA - Il primo caso è stato un uomo di 63 anni che ha donato oltre al cuore anche fegato e reni il secondo caso è stato una donna di 64 anni che ha donato, fegato, reni e polmoni in entrambi i casi i pazienti erano ricoverati nella Terapia Intensiva diretta dalla dottoressa Lesley De Petri.
Il primo prelievo di cuore è stato effettuato dall’equipe della Cardiochirurgia dell’IRCSS Policlinico di Sant’Orsola di Bologna nel primo caso e per la prima volta in regione Emilia-Romagna da un’equipe di cardiochirurghi proveniente da fuori regione nel secondo caso.
Sinergia con il Sant'Orsola di Bologna
La donazione di organi a cuore fermo è realtà anche a Modena dal 2017, la particolarità di questo caso è legata al prelievo anche del cuore, che non era stato possibile sino ad oggi e che è frutto dell’acquisizione di competenze elevate e della collaborazione con i colleghi bolognesi.
Garantire la funzionalità
“Questo tipo di prelievo – spiega la dottoressa Lesley De Pietri, Direttore dell’Anestesia e Terapia Intensiva dell’Ospedale Civile – praticata, ancora, solamente in un numero molto limitato di centri dotati di competenze e tecnologia adeguate alla complessità della procedura. In questi casi è fondamentale garantire la funzionalità degli organi prelevati grazie ad un’accurata gestione del donatore, puntando a limitare il danno ischemico, utilizzando assistenza cardiocircolatoria extracorporea (ECMO), immediatamente applicata dopo l’accertamento di morte. Oggi, questo nuovo tassello del nostro percorso consente di offrire una nuova speranza ai pazienti in attesa di cuore”.
170 trapianti di fegato
“La donazione a cuore fermo rappresenta una risorsa molto preziosa ma anche molto complessa per il grande lavoro di coordinamento e le dotazioni tecnologiche che sono necessarie alla sua realizzazione – ha aggiuntoil prof. Fabrizio Di Benedetto, Direttore della Chirurgia Epato-Bilio Pancreatica e Trapianti di Fegato– il Centro Trapianti di Modena ha maturato una grande esperienza con 170 trapianti di fegato eseguiti dal 2017 ad oggi con organi donati a cuore fermo, collocandosi ai vertici nazionali ed europei per questa tipologia di donazione. Particolare enfasi va data all’integrazione delle tecnologie applicate alla donazione a cuore fermo, che permettono sia di mantenere l’ossigenazione degli organi da donare durante le fasi di prelievo, sia di rigenerarli nelle ore successive in attesa del trapianto, ottimizzandone la performance e quindi garantendo al paziente i migliori risultati”.
Da donatore in morte encefalica
Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte encefalica quindi a cuore ancora battente. In questi casi, invece, il prelievo degli organi avviene solo dopo l’accertamento di morte con criteri cardiologici, ossia dopo l’assenza di ogni battito cardiaco per 20 minuti. Poiché il cuore del donatore è fermo, ossia ha cessato di battere, in questo tipo di donazione risulta necessario l'utilizzo di un sistema di perfusione extracorporea degli organi toracici e addominali, per garantire la loro perfusione in assenza della circolazione sanguigna spontanea.
È un traguardo possibile grazie alla collaborazione di una rete di professionisti e eccellenze emiliano-romagnole. Insieme al coordinamento e il supporto del Centro Nazionale Trapianti e Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia Romagna (CRT ER)
Stretta collaborazione tra strutture e discipline diverse
In questo caso il processo di donazione, quale procedura clinico chirurgica di alta complessità, ha richiesto un elevatissimo livello di competenze e collaborazione tra strutture e discipline diverse: Terapia Intensiva, Chirurgia Vascolare, Chirurgia dei Trapianti, cardiologia, laboratorio analisi, ingegneria clinica, percorso attentamente seguito dal coordinatore locale delle Donazioni, dott. Andrea Marudi. Questo tipo di donazione richiede inoltre l’utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla conservazione degli organi. La tecnologia attuale permette infatti di ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate gli organi prelevati, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto.
Modena prima per segnalazioni di potenziali donatori
Nell’anno 2024 Modena ha rappresentato l’ospedale con il numero più alto di segnalazioni di potenziali donatori e ha fornito 32 donatori (24 donazioni per morte encefalica e 8 da donatore a cuore fermo) potenzialmente capaci di salvare vite di altri pazienti, rimane molto alta la percentuale di opposizioni alla donazione, più alta della media regionale (25%) per cui molto occorrerà fare in termini di sensibilizzazione della popolazione.
Trapianti: Il CRT esempio di collaborazione e organizzazione
È un caso unico che dimostra concretamente l’importanza di istituire strutture organizzative per coordinare attività tempo-dipendenti da cui dipendono le vite di tantissime e tantissimi pazienti. Il Centro Riferimento Trapianti dell’Emilia-Romagna, infatti, è la struttura di riferimento e dedicata a rendere più efficiente la collaborazione tra gli ospedali in tema di trapianti. Nato nel 1997, il modello organizzativo è stato replicato e preso ad esempio per la stesura della legge nazionale in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti (legge 91 del 1999).
È una struttura regionale operativa-gestionale con sede presso l’IRCCS Policlinico di Sant’Orsola con l’obiettivo di far funzionare al meglio il percorso di donazione e trapianto di organi e tessuti, che in Emilia-Romagna è organizzato secondo il modello ‘Hub&Spoke’ e garantisce quindi il collegamento tra centri di alta specializzazione e gli ospedali del territorio con le sedi donative, i centri trapianto, le sedi delle banche di tessuti e cellule in rete tra loro. Il Centro fa anche riferimento al Ministero della Salute (Centro Nazionale Trapianti).
(Nella foto la Dottoressa Lesley De Pietri e il Professor Fabrizio Di Benedetto)