Grido d'allarme

Gelate e mancati indennizzi mettono in ginocchio la frutticoltura nel modenese

Una incertezza che rischia di provocare un’emorragia di almeno 500 posti di lavoro tra fissi e stagionali.

Gelate e mancati indennizzi mettono in ginocchio la frutticoltura nel modenese
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Modena rischia di perdere la frutticoltura, ovvero uno dei settori di eccellenza del suo comparto agroalimentare.
Le gelate di aprile, le abbondanti piogge di maggio e le grandinate di giugno e luglio hanno colpito pesantemente le coltivazioni di pere e ciliegie, con perdite dei raccolti stimate intorno all’80-90%.

 

La Regione chiede di intervenire con la massima urgenza

Il comparto della frutticoltura lancia un grido d’allarme e chiede al Governo di intervenire con urgenza. Lo scorso mese di aprile le gelate hanno colpito in maniera massiccia il settore in Emilia-Romagna: un’ondata di aria polare si era abbattuta sulle coltivazioni in campo, con perdite che per alcune produzioni si aggirano attorno al 70% (albicocche) e che in alcune zone e alcuni prodotti, come le pere, sono arrivate fino all’80%.

È netto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi: “Parliamo di milioni di euro di danni. Siamo seriamente preoccupati perché qui la situazione è molto grave: ho scritto più volte al Governo elencando i problemi e le necessità, abbiamo fatto diversi incontri con il ministero, abbiamo interessato la Commissione nazionale Politiche agricole, presentato documenti condivisi con tutte le associazioni del territorio e scritto a tutti i Parlamentari eletti in Emilia-Romagna ma ancora nessuna risposta. La frutticoltura dell’Emilia-Romagna ha bisogno di sostegno altrimenti molte aziende rischiano di chiudere. La Regione, nel frattempo ha cercato di fare la propria parte: abbiamo messo a disposizione 5 milioni di euro per l’acquisto di strumenti antibrina per contrastare le perdite delle produzioni frutticole in caso di gelate tardive”.

Sugli antibrina erano già stati investiti circa 12 milioni di euro negli anni precedenti: si tratta di sistemi che hanno sortito effetti positivi, salvaguardando quote di produzione in caso di gelate.  Con queste risorse si finanzia fino al 70% delle spese sostenute dalle aziende che hanno deciso di utilizzare gli impianti.

L'ortofrutta genera una produzione lorda vendibile di 1,2 miliardi di euro

Complessivamente l’ortofrutta dell’Emilia-Romagna nel 2022 ha generato una produzione lorda vendibile di 1,2 miliardi di euro, su una superficie coltivata di 56.691 ettari. Il sistema ortofrutticolo regionale è caratterizzato da un elevato processo di aggregazione: circa il 50% dei produttori regionali aderisce a una Organizzazione di Produttori (a fronte di una media nazionale ed europea del 35-40%).

L’agroalimentare in Emilia-Romagna vale 5,8 miliardi di euro, e aveva registrato nel corso del 2022 un aumento su base annua di 455 milioni di euro, pari a un incremento dell’8,5%.

L’export agricolo e alimentare dell’Emilia-Romagna è a quota 9,3 miliardi, un dato straordinario. Solo le Dop e le Igp valgono più di 3 miliardi di euro.

Per molte aziende la tentazione di una riconversione

Secondo calcoli del sindacato Fai Cisl Emilia Centrale esiste il forte rischio della  riconversione di molte aziende agricole modenesi dalla frutta a coltivazioni di minor reddito e con limitato bisogno di manodopera.

«Per la manodopera si può ipotizzare in campagna una riduzione delle assunzioni per le raccolte di almeno un 50% e probabilmente una riduzione ancora più forte delle giornate lavorate – prevede il sindacato  – Il calo di giornate abbatte l’importo della disoccupazione agricola. Il lavoratore avventizio che non raggiunge le 51 giornate annue (102 nel biennio) perde il diritto all’ammortizzatore sociale.

Cooperative commercializzazione frutta non riescono a garantire il  lavoro pieno

Le ricadute sull’occupazione sono drammatiche anche nelle cooperative di raccolta, conservazione e commercializzazione della frutta. In provincia di Modena abbiamo sei stabilimenti dedicati alla lavorazione della frutta, in particolare pere e ciliegie, tutti concentrati tra la Bassa e la zona al confine con il Bolognese.
Nessuna cooperativa – ricorda il sindacato  - è oggi in grado di assicurare il normale impiego, e relativo salario, ai propri dipendenti. Tre o quattro cooperative potranno garantire un lavoro non pieno, e solo all’organico più strutturato, fino a fine anno, mentre il 2024 rischia di essere senza lavoro fino alla nuova campagna di raccolta della frutta.

 

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