Crisi senza precedenti

Moda al dettaglio: chiusura dei negozi in caduta libera in Emilia Romagna

Zenzini (Federmoda): occorre improntare velocemente una misura per normare le vendite negli outlet e negli spacci aziendali

Moda al dettaglio: chiusura dei negozi in caduta libera in Emilia Romagna

Il settore della moda al dettaglio vive un drammatico momento. Dal 2019 al 2021 in Italia hanno chiuso oltre 11.150 negozi con la perdita di 11.181 addetti e nel solo 2022 hanno chiuso due negozi all’ora.

In Emilia Romagna dati allarmanti in cinque province su nove

MODENA – Anche l’Emilia Romagna non è esente da questa epidemia  nonostante il settore tessile moda rappresenti la terza filiera per valore di export con 7,7 miliardi di euro annui. Secondo infocamere – Movimprese lo scorso anno in regione hanno chiuso 1.253 negozi al dettaglio, circa tre al giorno. E i dati per cinque delle nove province sono allarmanti: Parma – 2.278 imprese, Modena -1.174, Forlì-Cesena -1.014, Reggio Emilia -839, Ferrara -815 .

Di fronte alla illegalità i negozi sono destinati a chiudere

Su questa grave situazione interviene Gianmaria Zenzini.

L’epidemia che sta mietendo chiusure tra le imprese del settore moda al dettaglio è altamente nociva per tutto il tessuto economico e sociale delle nostre città. Siamo pronti a portare al Tavolo della Moda regionale progetti concreti per invertire la tendenza, partendo dalle normative per outlet, spacci aziendali, temporary store e parallelo e da una pianificazione commerciale d’eccellenza affiancata ad un patto di filiera”.

Secondo Zanzini

La lotta alla contraffazione, all’abusivismo e alla pirateria commerciale è il punto nodale delle nostre azioni, ma non possiamo limitarci a questo. Se vogliamo che nelle nostre città rimangano accese le vetrine e che si fermi l’emorragia di imprese e posti di lavoro nel nostro settore, occorre improntare velocemente una misura per normare le vendite negli outlet, negli spacci aziendali e nei temporary shop che sono troppi, invasivi e deleteri per i piccoli negozi di prossimità. Urge tenere monitorate queste forme di vendita che creano una concorrenza sleale, così come il mercato parallelo, cioè la vendita all’ingrosso da parte dei multi-brand di stock di merci griffate a retailer stranieri, che salva i conti di qualcuno ma inguaia l’intero settore“.