Sfratto: è sempre più emergenza
Quasi la metà delle abitazioni ERT presenti nella nostra regione hanno più di sessanta anni
Nei giorni scorsi, e con notevole ritardo, il Ministero ha divulgato il resoconto degli sfratti emessi e richiesti nel corso del 2023. In realtà si tratta di un dato parziale della emergenza abitativa che riguarda un numero ben maggiore di nuclei famigliari in particolare per le città più grandi come Modena.
Oltre otto mila richieste di sfratto
MODENA - Per la regione Emilia Romagna si parla di 2.795 sfratti eseguiti e 8.538 richieste di esecuzione: dati in leggera riduzione rispetto al 2022 ma non per tutti i territori e, in alcuni casi, dove vigono protocolli che vedono coinvolte le associazioni degli inquilini fin dalla prima udienza, i dati relativi alle richieste di liberare gli immobili da parte dei proprietari registrano cifre maggiori di quelle comunicate.
Oltre 670 mila famiglie non trovano un alloggio
Migliaia sono infatti le famiglie che faticano a trovare un alloggio in affitto compatibile con il proprio reddito, in un mercato drogato dagli affitti brevi senza regole serie, e che tanto meno possono sperare in un acquisto a causa di rapporti di lavoro discontinui o con stipendi inferiori ai 20.000 euro, si trovano in questa condizione oltre 670.000 lavoratori e lavoratrici nella nostra regione. Con questo dato si intendono gli occupati che fanno numero nelle statistiche ISTAT, ma non sono in grado di esercitare il diritto ad un alloggio dignitoso perché il mercato immobiliare va in tutt’altra direzione.
Oltre 50 mila le case Erp
Le case ERP in regione sono poco più di 50.000, cioè un numero assolutamente insufficiente e i nuclei famigliari che, pur avendo i requisiti, sono in attesa da anni nelle graduatorie per una assegnazione sono quasi 30.000 e in costante crescita.
Quasi il 50 per cento della case Erp ha più di sessanta anni
Parliamo poi di un patrimonio pubblico la cui costruzione risale per il 27% a prima del 1950, il 20% tra gli anni 50 e 60, mentre anche quelli costruiti tra gli anni 70 e 90 hanno costi di gestione alti per le tecniche costruttive fortemente energivore. Tutti elementi questi che impongono una svolta nelle politiche abitative del nostro paese con un forte investimento pubblico sul diritto all’abitare dignitoso.