Un “Patto per il negozio” per salvare il commercio di vicinato
Per Confesercenti Terre d'Argine è necessaria un'inversione di rotta per salvare il commercio locale

L'ufficio studi Confesercenti Nazionale ha stimato che, dal 2014 ad oggi, l'Italia ha perso oltre 150mila attività del commercio (in gran parte piccoli negozi). Nel 2023, solo nel comune di Carpi, nel settore del commercio al dettaglio e dei servizi di ristorazione ci sono state 103 cessazioni a fronte di 52 inizi (fonte: Camera di Commercio di Modena).
Pesano molti elementi
CARPI - Per Confesercenti pesa la competizione dei grandi centri e poli commerciali proliferati un po' ovunque, anche a causa di politiche locali più ingolosite dagli oneri di urbanizzazione che attente alla tutela dei tessuti commerciali urbani. Pesa la concorrenza dell'e-commerce, i cui colossi possono usufruire di vantaggi fiscali francamente inspiegabili, sconosciuti al popolo delle piccole e medie imprese. Ma pesano anche i costi di esercizio ed in particolare quello dei canoni di locazione, che a causa dell'inflazione, hanno conosciuto negli ultimi anni un incremento generalizzato, incremento che ricade sulla stragrande maggioranza degli operatori del commercio che non sono proprietari dei locali.
Accordi territoriali
"Perché non replicare per il commercio lo schema degli Accordi territoriali che incentivano la locazione residenziale a canone calmierato? Perché non replicare anche per il commercio il "Patto per la Casa", già adottato dal Comune di Carpi per le locazioni abitative agevolate? Si tratta di fondi del valore di € 12.000 messi a disposizione dei proprietari di immobili sia a garanzia di morosità, spese legali, danni subiti, sia a copertura di attività tecnico amministrative e interventi manutentivi" continua Pacchioni.
Una cedolare secca al 10 per cento
"È chiaro che servono incentivi fiscali per i proprietari, a condizione che pratichino canoni ribassati. Si può ipotizzare l'applicazione di una cedolare secca al 10%, oppure una riduzione della base imponibile Irpef del 30%, e contemporaneamente una riduzione dell'Imu del 25%. Proprio come avviene per le locazioni abitative a canone concordato. È chiaro, inoltre, che questi incentivi avrebbero un costo sia a carico dello Stato che a carico dei Comuni. Ma se si restringe la platea dei beneficiari solo ai negozi di vicinato, alle attività artigianali di servizio e a quelle della somministrazione (bar e ristoranti) ubicate nei centri storici, i costi in termini di finanza pubblica sarebbero certamente più sostenibili", conclude Wainer Pacchioni, Presidente Confesercenti Area Terre d'Argine.