Un tavolo per la prevenzione della criminalità organizzata giovanile
Un fenomeno che a Modena consiste in alcune decine di minorenni, tra i 14 e i 17 anni, autori di piccoli furti di denaro, cellulari, capi di abbigliamento, a cui si associano minacce e talvolta percosse
Il Consiglio comunale di Modena chiede all’Amministrazione di organizzare un tavolo per la prevenzione della criminalità organizzata giovanile, fenomeno che a Modena consiste in alcune decine di minorenni autori di piccoli furti di denaro, cellulari, capi di abbigliamento, a cui si associano minacce e talvolta percosse.
Un tavolo per la prevenzione della criminalità organizzata giovanile
MODENA - Costituire un tavolo di coordinamento e confronto, con enti, associazioni, Polizia locale e Forze dell’ordine, per costruire e potenziare, anche tramite co-progettazione, modelli di intervento sulla microcriminalità giovanile.
È la richiesta che il Consiglio comunale di Modena rivolge all’Amministrazione, approvando, con voto unanime, nella seduta di giovedì 11 aprile 2024, la mozione presentata dal Pd dedicata a un nuovo modello di approccio educativo al fenomeno.
Un problema diffuso
In premessa, il documento puntualizza che nonostante sia percepita come un problema diffuso, la criminalità giovanile rappresenta, su base nazionale, solo una parte molto piccola della criminalità, tanto che il Dipartimento per la Giustizia minorile smentisce uno stato emergenziale del fenomeno.
Hanno tra i 14 e i 17 anni
Riferendosi quindi a studi europei, la mozione precisa che in realtà le cosiddette “baby-gang” sono parte di più complessi gruppi giovanili a forte orientamento delinquenziale negli spazi pubblici. Un fenomeno che a Modena consiste in alcune decine di minorenni, tra i 14 e i 17 anni, autori di piccoli furti di denaro, cellulari, capi di abbigliamento, a cui si associano minacce e talvolta percosse. Più che misure repressive verso queste bande, la cui formazione deriva spesso da fenomeni di precarietà abitativa e dalla ricerca di spazi aggreganti, la mozione mette al centro l’importanza di progetti educativi e sociali, come quelli avviati dal Comune di Modena e da diversi soggetti del Terzo settore.
Non sono sostenute
Tuttavia, proprio le associazioni, viene puntualizzato, soffrono il limite di non essere sostenute in maniera adeguata, operando spesso in condizioni di precariato e insicurezza. Diventa quindi importante il sostegno delle istituzioni pubbliche per garantire stabilità e continuità ai progetti, anche attraverso una rete coordinata che metta al centro la condivisione di competenze ed esperienze.
Scambio di informazioni
Per questo motivo, la mozione chiede di istituire un tavolo di coordinamento con enti e istituzioni del territorio, quali associazioni, servizi del Comune, Polizia locale e Forze dell’ordine, impegnati in progetti educativi e sociali di contrasto alla microcriminalità giovanile. Lo scopo è, appunto, lo scambio di informazioni sui progetti attivati e quindi un coordinamento che porti a rafforzare, tramite anche co-progettazione, i modelli di intervento.
Manca un approccio educativo
Aprendo il dibattito, Fratelli d’Italia ha anticipato il voto a favore della mozione specificando, tuttavia, che l’approccio educativo proposto è stato assente in questi anni. Il gruppo ha infatti sottolineato che il fenomeno della microcriminalità, a Modena, non è stato affrontato in modo corretto e che tra le sue possibili cause c’è la dispersione scolastica, molto alta in regione.
Povertà economica
Per il Movimento 5 stelle alla base del disagio giovanile c’è soprattutto la povertà economica ed educativa. Per affrontarlo, e per contrastare quindi fenomeni come il bullismo, occorre trasmettere ai ragazzi il valore della vita. A questo proposito, è stata ricordata l’importanza di progetti specifici, come i corsi di rianimazione cardiopolmonare per gli studenti della scuola Marconi.
Un tavolo operativo
Ricordando l’esistenza di progetti comunali, come l’educativa di strada, che approcciano già il fenomeno delle “bande giovanili”, il Pd ha specificato che la mozione propone di utilizzare, appunto, strumenti esistenti nel codice del Terzo settore e nelle linee programmatiche dell’Amministrazione comunale, attuandoli tramite un tavolo operativo in grado di individuare, in maniera sistemica e coordinata, operazioni di prevenzione.