Nel Palazzo della Provincia

Violenza contro le donne: la storia di Esther al tavolo Prefettizio

Riunito il Tavolo tecnico in materia di violenza nei confronti delle donne con una bella esperienza a Fogliano di Maranello

Violenza contro le donne: la storia di Esther al tavolo Prefettizio
Pubblicato:
Aggiornato:

Nell’ambito del Tavolo Prefettizio per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne, che si è svolto martedì 28 novembre 2023 nella sede della Provincia di Modena, è stato presentata l’esperienza del progetto “LEI Rooms”, di Maranello, dove il pronome femminile è anche l’acronimo di Legalità Emancipazione Indipendenza, un room and breakfast ricavato dalla villa confiscata alla criminalità organizzata e gestito da donne con storie di fragilità alle spalle.

Violenza contro le donne: la storia di Esther

MODENA - Esther Keh Guelassay, una delle donne che lavora nella struttura ha portato al Tavolo prefettizio la propria  esperienza «mi chiamo Esther, ho 26 anni e vengo dalla Costa d’Avorio. Dall'età di 2 anni ho vissuto con mia zia paterna a Khorgo, poiché avevo i genitori separati e a 7 anni ho subito abusi sessuali da un familiare, di notte quando il resto della famiglia dormiva, ma per paura di non essere creduta non lo dissi a nessuno, nemmeno a mia madre.

"Non potevo permettermi i libri di testo"

Negli anni seguenti mia mamma si ammalò di anemia falciforme e rischiò di morire (mio zio la salvò comprando sacche di sangue per le trasfusioni) e nel 2008 morì mia nonna paterna. Il suo funerale fu l’occasione per vedere per la prima volta mio padre e con lui e i miei fratelli, nel 2010, arrivai in Italia. Iniziai a frequentare la prima superiore e la mia integrazione non fu problematica, nel frattempo facevo piccoli lavori per poter pagare la mia iscrizione scolastica e comprare i quaderni e materiali, tuttavia non potevo permettermi i libri di testo».

La testimonianza di Esther prosegue ricordando che «mentre frequentavo la quinta un giorno, durante la ricreazione mi ero isolata in un angolo piangendo e due insegnanti si sono avvicinate a me chiedendomi cosa non andava. Raccontai loro tutto quello che vivevo ed entrambe decisero di aiutarmi, sostenendomi economicamente. Nel 2016 decisi di andarmene di casa abitando in un ostello con un’amica e altri ragazzi, sempre grazie al sostegno dei professori.

Entrata alla "Casa delle donne"

Dopo le feste natalizie entrai alla "Casa delle donne" una struttura che accoglie donne in difficoltà e a febbraio del 2017 interruppi gli studi per concentrarmi sulla mia vita, con il supporto delle educatrici che appoggiarono la mia decisione.

A maggio del 2017 incontrai quello che sarebbe diventato mio marito, che mi incoraggiò a diplomarmi e a prendere la patente e poco dopo fui trasferita in un'altra struttura a Montecavolo "Il Giardino di san Giuseppe", provincia di Reggio Emilia. Avevo le idee chiare su cosa volessi studiare, quindi decisi di iscrivermi ad una scuola serale per operatori socio-sanitario e una scuola guida e contestualmente, nel 2018, decidessimo di andare a convivere a Rubiera, affiancando gli studi serali al lavoro diurno in un fast food locale, finché a luglio 2019 ottenni sia il diploma di maturità che la patente.

"Sognavo una famiglia unita"

Nel 2020 mi sposai coronando il sogno di avere una famiglia unita, una casa, un lavoro e poco dopo rimasi incinta, ma persi il bambino e quello è un dolore che faccio ancora fatica a superare, poi fortunantamente, la gravidanza successiva andò bene e a gennaio 2022 nacque mia figlia. Per far fronte alle spese domestiche, che pesavano tutte sulle spalle di mio marito, decisi di cercare un’occupazione (a sua insaputa).Trovai un lavoro in un supermercato a Modena, che era pronto ad assumermi, ma quando dichiarai di appartenere alle categorie protette non mi chiamarono più, poi ricevetti una chiamata da parte di lei rooms e dopo qualche mia incertezza iniziale, accettai
di andare al colloquio per l’assunzione.

Da allora lavoro nella struttura e ringrazio i miei responsabili per aver creduto in me, per avermi dato la possibilità di mettermi in gioco, vivendo un’esperienza che mi ha fatto crescere sia a livello professionale che personale. Sono molto fiera di me e ringrazio mio marito che è stato un supporto enorme oltre a tutte le persone che hanno sempre
creduto in me».

La realtà di Fogliano di Maranello

La struttura a Fogliano di Maranello è stata inaugurata lo scorso giugno ed è una villa confiscata alla criminalità organizzata, completamente ristrutturata e riconvertita a struttura turistica di “room and breakfast”, grazie al progetto dell’amministrazione comunale co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, realizzato nell’ambito del progetto “Orme di legalità: sui passi delle donne coraggiose”. Un intervento che ha permesso l’avvio dell’attività di ricezione e accoglienza all’interno della struttura, la cui gestione è curata da donne con storie di sofferenza alle spalle, avviate in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo realizzato dal Comune di Maranello in collaborazione con il Centro Antiviolenza Tina e con IAL Emilia-Romagna.

Corsi di formazione

Per gestire la struttura, le donne coinvolte hanno partecipato a percorsi di formazione nell’ambito della sicurezza sul lavoro, del protocollo alimentare HACCP, della comunicazione e ricezione alberghiera, dell’housekeeping e della somministrazione di colazioni e aperitivi.

Seguici sui nostri canali