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Gli agenti di Sassuolo indagati rispondono alle accuse: "nessuna tortura, siamo stati chiamati per un intervento"

Il Giudice li ha comunque sospesi dal loro incarico, ma la difesa è pronta a fare ricorso

Gli agenti di Sassuolo indagati rispondono alle accuse: "nessuna tortura, siamo stati chiamati per un intervento"
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Dopo la notizia esplosa in tutti i media a proposito dei 4 agenti della Polizia Locale indagati per tortura e abuso di potere, è arrivata una risposta da parte della difesa: non ci sarebbe stata nessuna tortura.

Gli agenti di Sassuolo indagati per tortura rispondono alle accuse

SASSUOLO - Ha suscitato molto scalpore la notizia dei quattro agenti della Locale di Sassuolo messi agli arresti domiciliari e sospesi dall'incarico perché indagati di aver abusato della propria posizione e aver aggredito e torturato un paziente marocchino che si trovava al pronto soccorso per una crisi ipoglicemica, la notte tra il 15 e il 16 ottobre 2021.

I 4 imputati si sono difesi, smentendo la versione della Procura e sostenendo che sia stata data una versione dei fatti piuttosto distorta.

Chiamati ad intervenire?

Secondo gli agenti, infatti, l'intervento non è stato spontaneo e immotivato come sostiene la Procura, ma è stato richiesto proprio dagli operatori sanitari per via dello stato alterato del paziente che non riuscivano a controllare. E le modalità utilizzate per bloccarlo sono state quelle di routine, in cui è lecito utilizzare la forza fisica.

Come ha detto l'avvocato Barbara Tassi che difende due degli imputati, "non hanno torturato nessuno, hanno effettuato un intervento di contenimento ordinario secondo il Protocollo in essere presso il Comando".

Avrebbero, dunque, fatto semplicemente il proprio lavoro?

La versione della difesa

L'avvocato Luigi Zaccaria, che assiste uno degli agenti, ha così riferito la "verità" del suo cliente alla Gazzetta di Modena:

"Innanzitutto il mio assistito non si è presentato in Pronto soccorso di sua iniziativa: a differenza di quanto riporta l’accusa, l’intervento fu chiesto dagli operatori sanitari, perché il paziente era in uno stato di agitazione e c’era necessità di contenerlo, a tutela della loro stessa incolumità. Il mio assistito del resto non era presente nel luogo dove il paziente fu caricato dall’ambulanza: è evidente che ha appreso del caso, e della necessità di intervenire, per una chiamata specifica. Non ci fu assolutamente nessuna tortura, i fatti sono stati travisati, ci fu solamente un intervento di contenimento di un soggetto che stava dando dei problemi in Pronto soccorso. Il mio assistito è radicalmente estraneo alle accuse, come ha spiegato giovedì al giudice in un lungo interrogatorio in cui ha risposto a tutte le domande ed ha così avuto modo di chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto. Il mio non ha commesso il fatto. Non ci risulta al momento che ci sia un referto medico che attesti le avvenute violenze avvenute sul paziente".

Pronti a fare ricorso

Di fronte alle testimonianze degli imputati, il giudice ha deciso comunque di sospenderli dall'incarico, ma la difesa si dice pronta a fare ricorso, come esplicitamente dichiarato dall'avvocato che difende il quarto agente:

"Il mio assistito contesta le accuse che sono mosse e la loro qualificazione giuridica. Siamo disposti a dare battaglia in tutte le sedi. Non c'è condivisione rispetto alla ricostruzione, né acquiescenza Stiamo valutando di fare appello al Tribunale del Riesame"

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