l'inchiesta

Modena, sparita eredità di 4 milioni destinata alla parrocchia San Pietro

L'accusa è di appropriazione indebita, riciclaggio e auto riciclaggio

Modena, sparita eredità di 4 milioni destinata alla parrocchia San Pietro
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La Chiesa di Modena è indagata per appropriazione indebita, riciclaggio e auto riciclaggio per essersi appropriata di una somma di denaro destinata alla beneficienza.

Sparita eredità di 4 milioni destinata alla parrocchia San Pietro

MODENA - Negli anni Settanta una nobildonna aveva donato due terreni alla parrocchia San Pietro a Modena, scrivendo nel proprio testamento che dopo la sua morte il lascito doveva rimanere soltanto alla parrocchia e non ai monaci benedettini che risiedono nell'abbazia.

Il denaro, dunque, doveva servire soltanto a coprire spese utili alla parrocchia e per la beneficenza.

Strani movimenti bancari

Le volontà della donna, però, pare non siano state rispettate: dopo 20 anni di affitti dei due fondi a beneficio della parrocchia, il Comune ha espropriato i terreni e, come per magia, nelle casse della Chiesa sono spuntati 4 milioni di euro.

Ma non è tutto: a creare sospetto sono stati anche degli strani movimenti bancari da parte del priore dei benedettini Stefano De Pascalis, adesso indagato insieme a un collaboratore e a tre professionisti legali di appropriazione indebita, riciclaggio e auto riciclaggio.

Gli spostamenti del 2013

Ad indagare sui fatti la Guardia di Finanza, che ha notato che già nel 2013 il conto è stato svuotato e il denaro trasferito in una banca di Bolzano su un conto intestato alla parrocchia. Operazione fatta senza informare Curia e ordine monastico.

La storia cresce quando anche il priore trasferisce una intingente somma di denaro sullo stesso conto, stavolta intestato all’Abbazia dei Padri Benedettini.

La svolta

Il culmine delle indagini nel 2020, quando l’alto prelato costituisce presso una banca di Modena un trust con scopi generici dove, dopo avere pagato con ‘parcelle’ fino a 100mila euro i suoi collaboratori indagati, trasferisce ancora il denaro.

Secondo la Procura in questo modo il priore avrebbe potuto gestire tranquillamente il denaro senza rendere conto alle istituzioni ecclesiastiche. A questo punto è intervenuta la Guardia di Finanza bloccando i conti e avviando le indagini.

La Chiesa parte civile

Cinque sono già le richieste di rinvio a giudizio, la prossima udienza è stata già fissata e la Curia e la Chiesa si sono dichiarate parte civile:

"Dimostreremo come il nostro cliente abbia agito in totale buona fede e solo per assicurarsi che il lascito rimanesse vincolato alle mura della chiesa non conseguendo alcun profitto personale"

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