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Sassuolo, uccise la moglie nel 2009 ma dopo 13 anni il marito è in semilibertà

La rabbia dei genitori: "Quella notte ci prese anche in giro. A noi non interessano i soldi, ciò che uccide nuovamente Giulia è quella che qualcuno osa chiamare giustizia".

Sassuolo, uccise la moglie nel 2009 ma dopo 13 anni il marito è in semilibertà
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Marco Manzini tredici anni fa uccise la moglie, Giulia Galiotto e poi cercò di nascondere l'omicidio inscenando un suicidio. Dopo 13 anni è in semilibertà, in prova ai servizi sociali.

In semilibertà dopo 13 anni dall'omicidio

SASSUOLO - Nel 2009  Marco Manzini uccise a Sassuolo la moglie Giulia Galiotto, colpendola alla testa con una pietra e gettò il suo corpo nel fiume Secchia, inscenando un suicidio per nascondere il delitto.

Il delitto nella casa dei genitori del marito

Quella notte attirò la moglie nella casa dei genitori di lui, a San Michele dei Mucchietti. Al culmine di un'ennesima  lite, avvenne l'omicidio: Giulia Galiotto venne colpita al capo con una pietra, nel garage della casa. Manzini gettò poi il corpo della giovane nel fiume Secchia, tentativo di inscenare un suicidio e per fare ciò scrisse anche un biglietto d'addio, facendolo passare come opera della moglie per confermare il gesto estremo.

Condannato a 19 anni nel 2013

Fu condannato in via definitiva a 19 anni e quattro mesi nel 2013 ma dallo scorso febbraio Marco Manzini, perito elettrotecnico 48enne, è in semilibertà, in prova ai servizi sociali. Il fine pena, che era fissato nel 2028, è stato anticipato al 2025.

La reazione della famiglia della giovane

Gli avvocati dell'uomo hanno inviato una lettera ai genitori di Giulia Galiotto informandoli della concessione a Manzini della semilibertà dove annunciano anche che nei limiti delle sue disponibilità economiche l'uomo verserà loro 600 euro l'anno in ottica "di manifestazione della volontà di avvicinamento del Manzini ad un'ipotesi di mediazione penale".

Le parole della madre della giovane vittima

Ma la madre della vittima Giovanna Ferrari  ha commentato con parole dure e non può certo dimenticare quello che successe quella notte: "Quella notte dopo aver ammazzato mia figlia, ci ha chiamato prendendoci in giro. Oggi chi ci garantisce che questo individuo non ci venga a cercare? Abbiamo scoperto che lavora a tempo indeterminato in un'azienda: quindi la giustizia continua a prendere in giro chi ha subito. A noi non interessano i soldi: ciò che uccide nuovamente Giulia è quella che qualcuno osa chiamare giustizia. Noi non accettiamo alcuna mediazione - continua  la madre - se Manzini mi vuole incontrare lo faccia per dirmi la verità e non le frottole che ha raccontato in tribunale".

La sorella sui social

La sorella di Giulia, che fu una delle prime a sollevare dubbi nel 2009 sull'ipotesi che la sorella si fosse uccisa,  commenta così la notizia sui social: "Ciao Giulia - scrive Elena Galiotto - oggi ho saputo che il tuo assassino è stato liberato. Ecco, il mio cervello ha davvero difficoltà a concepire questi due dati di fatto: tu non esisti più e il tuo assassino è libero".

 

 

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