Ucraine prima accolte e poi sfruttate negli alberghi 14 ore al giorno
La denuncia lanciata durante un presidio della Cisl a pochi metri dall’ingresso dell'hotel oggetto della vertenza.
La Cisl ha organizzato un presidio davanti all'hotel Brenta di Viserbella di Rimini accusando la proprietà dell'albergo di aver sfruttato i suoi dipendenti nella stagione estiva e alla fine di non averli pagati.
Il presidio davanti all'hotel
RIMINI - La scottante denuncia arriva dalla Cisl di Rimini che ieri mattina, lunedì 26 settembre, ha organizzato un presidio davanti all'hotel Brenta di Viserbella di Rimini dove alcuni dipendenti non sono stati pagati al termine della stagione estiva.
La denuncia del sindacato
"Una cosa vorrei che fosse ben chiara: noi vogliamo che il turismo sia considerato come patrimonio della collettività. Una ricchezza da cui devono essere estromessi quegli imprenditori che violano le regole e, sfruttando i lavoratori, fanno concorrenza sleale alle imprese oneste" afferma il sindacato che denuncia anche turni di lavoro infiniti all'hotel Brenta di Rimini: "I lavoratori erano in servizio fino a 14 ore al giorni 7 giorni su 7" ma anche comportamenti scorretti nei confronti di alcune donne ucraine che "fuggite dalla guerra sono state prima accolte nella struttura e poi fatte lavorare praticamente gratis e alla fine sbattute fuori".
La testimonianza della donna ucraina
Tra le diverse vertenze presentate dalle vittime, che al momento sono sei, dove emerge chiaramente l'ennesimo caso di sfruttamento stagionale sulla costa romagnola, la Cisl segnala la storia di una profuga ucraina che ha lavorato al Brenta per quattro mesi anche per 13 ore filate e con diverse mansioni. Per il suo lavoro le veniva corrisposto uno stipendio di 1.200 euro dai quali erano trattenute le spese per l'alloggio. Ad agosto però, senza alcuna spiegazione, la paga è stata drasticamente ridotta fino a 300 euro. In hotel, dove la donna lavorava dallo scorso mese di marzo, viveva con lei anche il figlio «poi da un giorno all’altro il gestore ci ha chiuso la luce, il gas, l’acqua e sono stata costretta ad andare a vivere in affitto", racconta Oksana.
L'hotel Brenta si difende
Da parte loro l'hotel Brenta si dice del tutto estraneo alle accuse che gli sono state rivolte ed è pronto a presentare tutti i documenti e le pezze d’appoggio che smentiscono queste affermazione e a proposito del caso della signora ucraina precisano che: "Lo stipendio di agosto di Oksana è stato così leggero, perché era indietro con i pagamenti di due mesi. Posso anche dirle che il 27 giugno ultima data utile per saldare i propri debiti, il Brenta e l’hotel Fatima qua dietro si sono spopolati, e io non ho visto un solo centesimo».