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Imprenditoria giovanile: da un piccolo sogno ad una grande realtà

Sempre più giovani sognano di diventare imprenditori di successo, ma quanti ci riescono davvero?

Imprenditoria giovanile: da un piccolo sogno ad una grande realtà
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Imprenditoria giovanile: da un piccolo sogno ad una grande realtà.

Imprenditoria giovanile: da un piccolo sogno ad una grande realtà

Sempre più giovani sognano di diventare imprenditori di successo, ma quanti ci riescono davvero? Meno di un’impresa su 10 è di un giovane e, considerato che l’età media del Paese è molto elevata, un dato del genere implica che tra le nuove generazioni ci sia una diffusa difficoltà nell’emergere nel mondo del lavoro; un’ulteriore informazione a supporto di questa tesi è ben evidente dal fatto che le start-up o le società dirette da under 35 rappresentano solo l’8% del tessuto imprenditoriale italiano.

Perché la situazione sta degenerando così radicalmente?

Le problematiche principali sono di certo due: la così detta fuga di cervelli, e la mancanza di sussidi da parte dello Stato. In primo luogo, cosa si intende con fuga di cervelli? Con questa terminologia, giovani ragazzi e ragazze, non trovando terreno fertile nel Paese, tendono a partire per l’estero, così che possano essere offerti loro orizzonti più ampi. Questo fattore sta dunque favorendo l’incremento di dati statistici, come quelli sopra citati, comportando, perciò, una diminuzione dei giovani imprenditori italiani nella penisola. In seguito, fondamentale è il ruolo quasi del tutto assente dello Stato. Purtroppo, lo Stato tende a non prestare particolare supporto alle regioni in cui prendono piede giovani, energiche ed interessanti realtà, non garantendo sussidi adeguati allo sviluppo di questi progetti. Un ulteriore fattore decisivo in quest’ottica è stata la pandemia, la quale ha abbattuto del tutto le ambizioni dei giovani, come riportato dalle indagini sulla nati-mortalità delle imprese nella fase più acuta del Coronavirus e nel periodo immediatamente successivo. È necessario quindi invertire il trend per garantire al Paese una posizione di rilievo nell’economia europea anche nei prossimi decenni, quando l’attuale classe imprenditoriale dovrà lasciare il posto alle nuove matricole.

E-Day

Nonostante questo, non bisogna pensare che i giovani si siano abbandonati alla disperazione e alla passività, preferendo il lavoro dipendente ad esperienze in cui sono capi di sé stessi, anzi. Con il passare degli anni, i giovani hanno infatti capito come poter utilizzare al meglio i social network in ambito business, sfruttando così tutte le possibilità di cui dispongono. Grazie a questi progressi, hanno avuto l’opportunità di spiccare realtà come E-Day, una società che offre un’esperienza social ai propri clienti organizzata sotto tutti i punti di vista: dalla cura dei profili e delle campagne pubblicitarie, alle realizzazioni dei contenuti con estrema professionalità. Nata dall’idea di tre giovani ragazzi di Vittoria (RG), Daniele e Lorenzo Guastella - già creatori della community Instagram DnaDaBomber, che conta 1 milione di follower - e Flavio Formica, E-Day si sta sempre più sviluppando, grazie anche alle conoscenze che stanno acquisendo i tre 19enni nel corso del loro attuale corso di studi. Infatti, l’essere director di una nuova realtà non preclude la possibilità di continuare a studiare e ad apprendere, ed è proprio ciò che stanno facendo loro, i quali stanno continuando ad aggiornarsi grazie al corso ITS-Esperto New Media Marketing presso l’associazione ITSIncom di Busto Arsizio (VA).

Daniele, Lorenzo e Flavio hanno quindi lasciato la loro terra natale per trasferirsi in Lombardia, a causa della mancata presenza di corsi simili in Sicilia, proprio per l’assenza di un valido intervento statale, così da poter proseguire con il loro progetto, che oggi continua a progredire e a svilupparsi, tanto che la piattaforma PiazzaGrande, adibita al talent management, ha raccolto un totale di 3 milioni di follower. Cosa ci insegna questo? Che è ora di mettersi all’opera! Se si volta lo sguardo indietro nella storia, è possibile constatare che le innovazioni non siano state introdotte dalla “vecchia guardia” ma dai ragazzi, vogliosi di lasciare un segno, dunque perché non dar loro una chance?

Cristiana Ciavola

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