Minacce sui social a don Mattia Ferrari, disposte nuove indagini
La Procura aveva chiesto l'archiviazione giustificando le minacce come "normali reazioni da social"
La Procura voleva archiviare il caso, ma il giudice si è opposto. Verranno dunque aperte nuove indagini per risalire agli autori delle minacce sui social nei confronti di don Mattia, cappellano di Mediterranea Saving Humans, associazione della società civile che svolge attività di monitoraggio, denuncia e soccorso nel Mediterraneo.
Nuove indagini sulle minacce sui social a don Mattia
MODENA - Il Gip del tribunale di Modena Antonella Pini Bentivoglio ha disposto nuove indagini sulle minacce subite da don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, chiedendo alla Procura di identificare gli autori e i gestori dei due profili Twitter da cui a maggio e ad agosto 2021 partirono i messaggi al centro della denuncia querela presentata dal sacerdote.
La Procura aveva chiesto l'archiviazione, ma il giudice non l'ha accolta, dopo che l'avvocato Francesca Cancellaro, difensore di don Ferrari, si era opposta.
"reazione prevedibile dai social"
La richiesta di archiviazione era stata stigmatizzata dal quotidiano Avvenire, per passaggi come quello in cui il pm suggeriva che l'esposizione sui social provoca reazioni, specie se
"chi porta il suo impegno umanitario (e latamente politico) sul terreno dei social o comunque del pubblico palco - ben diverso dagli ambiti tradizionali - riservati e silenziosi - di estrinsecazione del mandato pastorale".
Perché il giudice si è opposto
Secondo il giudice non possono essere considerate legittimo esercizio del diritto di manifestazione del pensiero espressioni gravemente offensive e lesive dell'onore e della reputazione che "attraverso maligni parallelismi rappresentino espressioni di hate speeches".
Tali devono essere considerati gli accostamenti di don Ferrari, in quanto "prete cattolico", a "nazisti e comunisti assassini", come si leggeva in uno dei tweet in risposta al prete che aveva definito "inaccettabile" il modo con cui un account aveva parlato della Libia.
Un attacco personale
Quelle contro Ferrari sono espressioni che "certamente - per il gip - travalicano i limiti della continenza". Il legittimo dissenso rispetto alle idee, infatti, così si trasforma
"in un attacco personale, un'aggressione alla dimensione morale, denigratoria della dignità della vittima (di cui viene anche riportata l'immagine fotografica) e oggettivamente tale da esporla al pubblico e generale disprezzo".
In questo senso va inteso anche "l'ambiguo e solo apparentemente ironico augurio di avere un giubbotto di salvataggio" come era scritto in un altro tweet segnalato dalla querela del sacerdote, che è peraltro da tempo sottoposto a forme di protezione.